“C’era una volta una capra bellissima, agile, scattante, fiera, dotata del dono dell’eterna giovinezza; alte corna splendenti, pelo morbidissimo, latte miracoloso. Questa capra viveva a Creta, forse figlia di un re, forse figlia di un dio (Oceano? il Sole?). Viveva libera e felice, in una grande grotta e sulle montagne dell’isola. Nel frattempo il dio di tutti gli dei, Crono (il Tempo), regnava indisturbato. Non temeva nessuno, perché era potente e comandava su tutte le cose; l’unica cosa che avrebbe potuto temere (secondo una profezia) era che uno dei suoi figli lo superasse e diventasse più potente di lui. Per questo aveva trovato un metodo semplice per sbarazzarsi di loro: li ingoiava appena nati. Rea, la compagna di Crono, però, non era contenta. Giunto il momento di partorire il sesto figlio decise che era stufa di farseli mangiare; si nascose in una caverna (proprio quella in cui abitava la bella Amaltea, in effetti) e decise di ingannare Crono e salvare il suo ultimo figlio. Diede quindi a Crono da ingoiare un pietrone avvolto di panni e affidò il piccolo Zeus alla capra. Amaltea fu molto felice di ricevere “in balia” il bambino, e lo amò teneramente e con grande dedizione. Proprio grazie ad Amaltea e al suo latte Zeus divenne il più potente tra gli dei, riuscì a sconfiggere suo padre e a regnare sull’Olimpo. Amaltea ebbe poi altre avventure, non solo a Creta, fino a quando, forse per un colpo della falce di Crono, forse per un salto avventato, perse uno dei suoi splendidi corni; il corno spezzato, donato a Zeus, fu trasformato in cornucopia (o corno dell’abbondanza), per portare ricchezza e fortuna ai mortali. Infine anche Amaltea stessa fu trasformata da Zeus, che le voleva molto bene, nella costellazione della capra, ovvero del capricorno, nonché in uno dei satelliti del pianeta Giove.”