“In questo stadio il bambino è in grado di usare i simboli. Un simbolo è un’entità che ne rappresenta un’altra. Un esempio è il gioco creativo nel quale il bimbo usa, per esempio, una scatola per rappresentare un tavolo, dei pezzetti di carta per rappresentare i piatti ecc. Il gioco in questo stadio è appunto caratterizzato dalla decontestualizzazione (il coinvolgimento di altre persone o simulacri), dalla sostituzione di oggetti per rappresentarne altri e dalla crescente integrazione simbolica. Anche l’imitazione differita rivela la capacità di usare i simboli, come pure il linguaggio verbale usato per riferirsi a esperienze passate, anticipazioni sul futuro o persone e oggetti non presenti sul momento.
Superato l’egocentrismo radicale del periodo sensomotorio, in questo stadio permane però un egocentrismo intellettuale, ovvero il punto di vista delle altre persone non è differenziato dal proprio, il bambino cioè si rappresenta le cose solo dal proprio punto di vista. Per cui ad esempio spiegherà che “l’erba cresce così, quando io cado, non mi faccio male”. Crede che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi pensieri; tipicamente se racconta una storia lo farà in modo che un ascoltatore che non conosce la storia non capirà nulla. Un famoso esperimento per verificare l’egocentrismo intellettuale è l’«esperimento delle tre montagne», in cui si presenta al bambino un modellino con tre montagne e gli si chiede come queste montagne vengano viste dalla bambola posta in un punto di osservazione diverso dal suo; tipicamente il bambino dirà che la scena vista dalla bambola è uguale a come la vede lui.
Il ragionamento in questo stadio non è né deduttivo né induttivo, ma trasduttivo o precausale, dal particolare al particolare, cioè due eventi sono considerati legati da un rapporto di causa-effetto se avvengono nello stesso tempo. Ciò si traduce in una modalità di comunicazione piena di “libere associazioni”, senza alcuna connessione logica, in cui il ragionamento si sposta da un’idea all’altra rendendo pressoché impossibile una ricostruzione attendibile di eventi”.
Quando la “fotografia” di questo stadio in uno degli anni di appartenenza o quando il passaggio ad uno stadio successivo presenta qualche “intoppo” è importante chiedersi se sia semplicemente necessario del tempo in più o se sia necessario intervenire a livello riabilitativo e di supporto affinché possa al meglio superare tale passaggio. Può succedere che non tutte le difficoltà si risolvano ed evolvano completamente. Sarà dunque necessario accogliere il problema ed aiutare a loro volta il bambino e la famiglia ad accoglierlo e a riadattare e riorganizzare l’individualità del bambino e del suo ambiente famigliare e scolastico anche ricercando nuove opportunità e possibilità. Se le teorie piagetiane ci permettono di spiegare narrativamente cosa intendiamo circa l’osservazione del comportamento e dello sviluppo del bambino nelle varie età, in sede di valutazione neuropsicologica o psicopatologica si utilizzeranno strumenti testistici che si rifanno invece alle più innovative e recenti teorie psicometriche sull’intelligenza o sullo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino, oltre ad avvalerci dell’osservazione clinica e del colloquio. Si affronteranno tematiche psicopatologiche quali: disturbo post traumatico e acuto da stress, disturbi d’ansia, disturbo d’ansia da separazione, fobia specifica, fobia sociale, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi psicosomatici, depressione infantile, disturbo dell’adattamento, disturbo della regolazione emotiva, disturbi del comportamento, disturbi dell’evacuazione (enuresi ed encopresi), disturbi del ritmo sonno-veglia, difficoltà relazionale tra fratelli o neurocomportamentali quali: ritardo psicomotorio, disabilità intellettiva, ritardi e disturbi di linguaggio (fonetico-fonologico, espessivo, recettivo e misto), disturbo della fluenza (balbuzie), disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività, disturbo oppositivo provocatorio, disturbo dello sviluppo della coordinazione ed anche: dipendenza da video-giochi, difficoltà nella relazione bambino/caregivers. La nostra mission sarà dunque quella di valutare (emettere diagnosi se necessario) grazie ad un’équipe multidisciplinare che spazi dalla neuropsicologia, alla psicoterapia, alla logopedia e neuropsicomotricità, quale sia la “fotografia” del momento del piccolo per organizzare la progettualità più efficace che aiuti bambino, famiglia e scuola a lavorare sinergicamente al meglio insieme. Qui di nuovo un richiamo all’approccio d’elezione del nostro Centro: Approccio Integrato Neurorelazionale che si pone l’obiettivo di mettere in connessione le varie componenti dell’individuo e l’individuo con il suo contesto.